25 aprile 1945. La Liberazione by Sergio Luzzatto

25 aprile 1945. La Liberazione by Sergio Luzzatto

autore:Sergio Luzzatto [Luzzatto, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2010-02-14T23:00:00+00:00


I martiri di Piazzale Loreto. Museo storico di Bergamo, Archivio fotografico Sestini.

Aligi Sassu, Martiri di Piazzale Loreto. Carate Brianza, Archivio Aligi Sassu.

C’è un ulteriore indizio – non iconografico, questo, ma letterario – che dimostra ferma la volontà della Resistenza milanese di intronizzare il primo piazzale Loreto quale luogo deputato della memoria partigiana. È la composizione di una famosa poesia, Per i martiri di Piazzale Loreto, scritta da Alfonso Gatto (poeta ormai comunista, dopo essere stato fascista) nell’autunno del ’45, e che circolò diffusamente entro gli ambienti dell’antifascismo clandestino:

Era l’alba, e dove fu lavoro,

ove il Piazzale era la gioia accesa

della città migrante alle sue luci

da sera a sera, ove lo stesso strido

dei tram era saluto al giorno, al fresco

viso dei vivi, vollero il massacro

perché Milano avesse alla sua soglia

confusi tutti in uno stesso sangue

i suoi figli promessi e il vecchio cuore

forte e ridesto, stretto come un pugno.

Il secondo piazzale Loreto, quello del 29 aprile 1945, nasce visibilmente da qui: dalla drammatica esperienza del primo e dalla sua immediata trasfigurazione. Nasce da un culto del martirio che la Resistenza alimentò con una passione tanto maggiore, in quanto la situazione militare aveva allora molto di deludente per il movimento partigiano, così a Milano come altrove nel Nord. E nasce da un proposito di rivincita che le varie circostanze della crisi – la caduta autunnale delle «zone libere», i terribili rastrellamenti invernali, la stasi delle operazioni militari alleate – non poterono che rendere più acuto. Ancora Gatto, Per i martiri di piazzale Loreto:

Ebbi il mio cuore ed anche il vostro cuore

il cuore di mia madre e dei miei figli,

di tutti i vivi uccisi in un istante

per quei morti mostrati lungo il giorno

alla luce d’estate, a un temporale

di nuvole roventi. Attesi il male

come un fuoco fulmineo, come l’acqua

scrosciante di vittoria; udii il tuono

d’un popolo ridesto dalle tombe.

Io vidi il nuovo giorno che a Loreto

sovra la rossa barricata i morti

saliranno per primi, ancora in tuta

e col petto discinto, ancora vivi

di sangue e di ragione. Ed ogni giorno,

ogni ora eterna brucia a questo fuoco,

ogni alba ha il petto offeso da quel piombo

degli innocenti fulminati al muro.

Molto tempo dopo, fra anni Sessanta e anni Settanta, il mito sacrificale del primo Loreto muoverà anche la penna di due protagonisti degli eventi culminati nel secondo: Giovanni Pesce detto «Visone», il più valoroso fra tutti i comandanti gappisti della Resistenza italiana, e Walter Audisio, il giustiziere ufficiale di Mussolini. Nei rispettivi libri di memorie, entrambi gli ex partigiani terranno a sostenere qualcosa che lo storico della Resistenza non è in grado né di confermare, né di smentire: entrambi garantiranno di essere stati presenti in piazzale Loreto il 10 agosto 1944, e di avere constatato de visu lo scempio perpetrato dai saloini. Di sicuro, lo storico può affermare che l’uno e l’altro, Pesce e Audisio, erano effettivamente a Milano nel periodo in questione. Sul fatto poi che essi abbiano davvero sfidato le buone regole della vita clandestina per precipitarsi in piazzale Loreto a eccidio appena perpetrato («si respira[va] ancora l’odore acre della



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